War of Barbeque. Da dove vogliamo partire? Dall’inizio? Dalla fine?
Facciamo che partiamo dalla fine e poi ci spariamo un bel flashback!!
È finita bene, benissimo oserei dire. Certo, eravamo a un passo dal… vabbè, non lo scrivo sennò vi fate davvero una cattiva opinione di me.
Non raccontiamo cazzate, siamo felicissimi!!
Io ed Ale perchè finalmente anche il Toto Cutugno del barbecue ha vinto il suo primo premio di categoria.
Il doc perchè non ha vinto, ma ha stravinto concedendosi un 180 (perfect score) di fatto mettendo la freccia e superandoci.
Tutti insieme, ovviamente, per il titolo da Team.
Aspettavamo con piacere questa gara per tanti motivi. Un pò perchè rappresentava la prima gara fuori dalla morsa del freddo invernale, un pò perchè per molti aspetti era anche la prima VERA gara italiana dell’anno (il West la considero una gara internazionale sia per location che per componente team e giudici), sia perchè l’organizzatore, Massimo Zaramella, è uno dei ragazzi più buoni che conosciamo e sapevamo che ci stava mettendo davvero l’anima perchè tutti tornassero a casa contenti.
Le premesse perchè fosse un bell’evento c’erano tutte.
Un contest organizzato da qualcuno “dentro” il mondo barbecue, abbracciato al Flood Village, un festival dello street food che iniziava la settimana prima, sulle rive del Piave, nel centenario della prima guerra mondiale, con rievocazioni storiche a cura di “Argine Maestro – I caimani del Piave”.
Ad una decina di giorni dalla data del contest, tuttavia, le previsioni non lasciavano molto spazio ai lieti pensieri. Pioggia e neve, su un campo gara che ci avrebbe messo veramente poco a trasformarsi in un pantano.
La macchina organizzativa non è stata a lamentarsi ma si è rimboccata le maniche, riparando i danni e costruendo in men che non si dica una passatoia rialzata che avrebbe consentito di poter fruire dell’evento senza sporcarsi troppo.
Forse è vero che la fortuna aiuta gli audaci, perchè alla fine tutto questo non è stato necessario, ed un (seppur timido) sole primaverile ha illuminato l’evento.
Giunti sul campo gara, accompagnati dalle nostre famiglie, è stato impossibile non notare un’organizzazione bella e diversa da quelle a cui siamo abituati in Italia.
Ne avevamo parlato nel nostro articolo di inizio anno, dove in qualche maniera davamo dei suggerimenti riguardo l’organizzazione dei contest. Se teniamo al fatto che il mondo del Barbecue cresca in termini di coscienza popolare, non può essere scollegato dallo street food. Avevamo avuto questa esperienza durante la nostra partecipazione al BBQ an der Burg, e aspettavamo solo che un italiano si adoperasse nel proporre qualcosa di simile. Bello, bello, bello. I gazebo dei team e quelli dei vari operatori street food andavano a comporre un quadrato che comprendeva campo gara e zona tavoli per la fruizione, divisi unicamente dal gazebo dei giudici. Per pranzo ne abbiamo provati un paio e ci siamo resi conto di quanto anche lo street food stia diventando selettivo e salendo di livello. Al confronto con quanto abbiamo assaggiato a Noventa (livello generale veramente notevole) molti baracchini che conosciamo probabilmente dovrebbero valutare se migliorare o cambiare mestiere.
Tra le tante buonissime cose assaggiate, la nostra palma di miglior proposta va al panino con guancia di manzo cotta in bassa temperatura. Delizioso.
Dopo pranzo abbiamo avuto il piacere di passare un pò di tempo con Federico Dal Lago, il nostro amico e macellaio che fino al giorno prima era ancora in viaggio per tornare da Belfast, dove aveva partecipato ai campionati mondiali di macelleria.
Federico non avrebbe dovuto esserci, avrebbe dovuto inviarci la carne tramite un suo collaboratore, eppure invece che riposarsi, invece di stare con la propria famiglia, ha deciso di fare ancora uno sforzo e venire personalmente. Questi sono i criteri con cui noi scegliamo un partner. Essere innanzitutto Uomini.
Quando ci siamo messi al lavoro, non ho potuto non commuovermi davanti al brisket che Federico mi aveva portato. Ho chiamato Ale e Andrea, gliel’ho fatto vedere, ho pensato “se non faccio cazzate, questo è quello buono”.
Mentre lavoravamo di coltello, ognuno sulla sua preparazione, sentivamo colpi di fucile e di mortaio. I caimani del Piave erano nel pieno della propria rappresentazione storica. Purtroppo non abbiamo avuto modo di godercela in prima persona, ma è come se l’avessimo vissuta attraverso i racconti dei nostri bambini, preoccupati per “un signore che si era fatto male” e per una signora infermiera che lo stava curando. (riferimenti http://www.arginemaestro.it/?p=154 – https://www.facebook.com/arginemaestro – seguiteli perchè sono bravissimi).
Queste manifestazioni non devono fare divertire, non è assolutamente il loro scopo. Hanno come obiettivo quello di far sì che la gente non dimentichi che anche in questo Paese abbiamo visto cadere padri, figli, mariti, abbiamo visto gente morire di fame, vedersi portato via tutto, vedere le proprie case sequestrate o abbattute.
Si respira storia, lì sugli argini del Piave.. si respira storia.
Per cena ci imbuchiamo come spesso accade dagli Italian Style, ormai i migliori ospiti del panorama bbq italiano. Durante ogni gara pensano a qualcosa da offrire, ed in questa occasione ci hanno allietato con un ottimo risotto, cotto sulla loro mega paellera di Moesta. Come se non bastasse, per rimanere in tema bellico, ci siamo visti fronteggiati da salsiccia e gorgonzola ,accerchiati da vino bianco e rosso, feriti dalla focaccia ed infine siamo caduti sotto i colpi dei dolci di Chiara, arrivata carica di bomboloni, colomba (focaccia, sorry) homemade, e pesche all’alchermes. Dopo tutto questo ben di Dio però cala la palpebra, e la nostra religione (H&F) ci consente di riposarci dopo tali immani imprese. Hotel a 100mt dal campo gara, ci saremmo rivisti al mattino.
Quando suona la sveglia non voglio crederci… c’è stato il cambio d’ora, sono solo 3 ore… dico al doc “vai prima tu, io arrivo tra un’ora”, e crollo nuovamente facendo i sogni tra i più assurdi della mia vita.
Giunto sul campo gara, solita routine.. brisket in cottura, e al lavoro sulle chicken thighs. Nel frattempo arriva anche Ale e il team è ricomposto.
In mattinata organizziamo un veloce Flash Mob per cantare tanti auguri a Simone e a Carlo (compleanno in gara, tanta stima) e poi ci avviamo verso il momento clou.
Le cotture vanno molto bene, decidiamo di non prenderci rischi e tutto file come previsto. Persino le ribs che partivano da una materia prima ostica tutto sommato non ci deludono, per cui ci avviamo verso le calls abbastanza fiduciosi.
Non abbiamo partecipato (come consuetudine) alle categorie extra. Vediamo i team essere chiamati e ci godiamo anche qualche “scherzetto”.
Tempo fa avevo chiesto su un post facebook cosa sarebbero state disposti a fare i miei amici per un 180. C’era chi si sarebbe fatto truccare, chi si sarebbe buttato nel piave, chi si sarebbe messo in mutande. Questa cosa è un pelo sfuggita di mano, tanto da essere presa come “regola” dall’organizzazione stessa. Trucco per un 180 in categorie extra. Trucco e mutande per un 180 in categorie ufficiali.
Ci godiamo il rossetto sulle labbra del nostro amico Helmut Karl di BBQ Bulls per il 180 in mistery box, poi ancora sulle labbra di Marco Galbusera per il 180 in Dessert e su quelle di Andrea Griller per il 180 “perfect perfect” sempre in dessert.
Poi si inizia a fare sul serio.
Con tutto il rispetto possibile per tutti i team partecipanti, classifiche alla mano le nostre antenne sono sintonizzate su Sticky Fingers, Brig Boys e Dragon Barbecue.
Il chicken vede vittoriosi i Suqulento.
Noi arriviamo quarti, tra i team nominati prima ci stanno davanti solo gli Sticky.
Sulle ribs vincono gli Italian Style, noi arriviamo sesti ed ancora una volta abbiamo davanti solo gli Sticky.
Gli siamo in coda di qualche punto e ci giocheremo tutto nelle categorie successive, dove sappiamo di avere due buoni prodotti ma sappiamo anche che gli Sticky non sono da meno.
Arriva il pork, vengono chiamati tutti ma noi no.
Al quarto posto gli Sticky, secondo Dragon BBQ che aveva già due call anche se dietro di noi.
Manca solo un posto. Se siamo noi, abbiamo probabilmente superato gli Sticky. Se invece non siamo noi, il che significa anche “no call”, facile che verremo scavalcati anche da Dragon.
Mentre Haymo parla ci tremano le gambe, e tremano ancora più forte perchè preannuncia che si tratta dell’ennesimo Perfect Score, e stavolta su categorie ufficiali.
Sentiamo solo Bros hog, tutto il resto sono spinte, abbracci, baci, schiaffi e chi più ne ha più ne metta.
Portiamo il nostro Doc lassù dove merita di stare, dopo sei mesi in cui girava intorno a questo obiettivo senza essere ancora riuscito a coglierlo. Il 180 è una splendida ciliegina sulla torta e ci conferma con una discreta certezza che il sorpasso è stato effettuato. Ma il 180 significa anche un’altra cosa:
Che il doc, dottore a tutti gli effetti, stimato reumatologo, si farà mettere un bel rossetto aggressivo e sculetterà in mutande davanti a tutti i presenti!!!
Rido ancora al solo pensarci.
Ora tocca al Brisket.
Esattamente come sul pork, Sticky quarti, Dragon secondo.
Se siamo noi, è Grand Champion, altrimenti, con un Dragon così aggressivo, siamo non più che terzi.
Ma, esattamente come sul Pork, anche sul brisket sentiamo il nostro nome.
E’ un tripudio! Figli che volano per aria, cani che uluano, abbracci, e vado a prendermi il mio terzo primo posto in categoria brisket quasi senza rendermene conto perchè ormai la mia testa è totalmente proiettata alla classifica overall. Ci sono state molte occasioni in cui il dubbio restava, ma non ieri.
Con due primi, un quarto ed un sesto posto, il GC aveva già un nome, dovevamo solamente aspettare che venisse pronunciato.
Dopo aver applaudito Dragon BBQ, RGC, ci godiamo il nostro momento salendo sul palco con le nostre famiglie, giusto riconoscimento anche alla loro pazienza nel consentirci di portare avanti questa passione.
Sembra assurdo dire qualcosa del genere al 26 contest, ma questa è stata la gara delle “prime volte”.
Il nostro primo 180;
Il nostro primo “primo posto” in categoria Pork;
La nostra prima vittoria su suolo italiano;
Il nostro primo contest su dispositivi Napoleon.
Prima di passare alle conclusioni voglio dedicare due righe ad uno degli sponsor della manifestazione, sia per ringraziarlo che per dimostrare che a volte, nel fermo impianto commerciale italiano, qualcuno si eleva. Iper Tosano è stato sponsor della manifestazione, presente in loco con un stand per il punto vendita e con numerosi premi per i vari vincitori delle categorie. Iper Tosano sta guardando al mondo BBQ e non lo sta facendo in maniera passiva, ma tentando di capire. Hanno preso una gara alla prima edizione ed hanno dato tutto il supporto necessario perchè fosse un’esperienza importante. Bravi, e grazie.
Tornando a noi, le soddisfazioni extra arrivano da un “Oh My Rub!” che ha preso non so quanti premi nella giornata di ieri considerando anche gli altri team che lo usano, dai team partecipanti al nostro bootcamp che si sono fatti un grandissimo onore (tre, oltre noi, nei primi 6 posti) ma soprattutto dal premio per il Grand Champion.
E per parlarne vado a concludere questo articolo finendo come avevo iniziato, ovvero parlando di Massimo.
Massimo è riuscito in una impresa che non richiede soldi, non richiede professionisti, richiede cuore.
È riuscito nell’impresa di emozionarsi ed emozionare.
Già le piastrine militari personalizzate con il logo dell’evento ed i rispettivi nomi dei team erano da pelle d’oca, ma il premio per il Grand Champion merita una menzione a parte:
Si tratta di un elmetto Adrian italiano ripescato sul Piave, riportante un buco provocato da una granata (il che significa che molto probabilmente il suo proprietario ha dato la vita per la nostra Patria).
Non avevamo mai vinto in Italia, e forse era destino che vincessimo qui.