Partiamo dalla fine, così ci leviamo il dente. Il Caput Mundi non è stata una gara memorabile per il risultato ottenuto. Siamo arrivati quinti su otto team, e la cosa oggettivamente ci dispiace. Di contro, dobbiamo fare i conti con una gara “stronza”, consentitemelo, perché di questi 8 team, 3 sono in top ten europea, un quarto è grossomodo al nostro livello (oggi noi 18, loro 19 in Europa) ma veniva da un 700+ bello fresco fresco, per cui era evidente che questo contest mostrasse molte più insidie di quanto il numero degli iscritti suggerisse.
Ranking alla mano, dovevamo puntare al quarto posto, sperando di fare meglio e cercando di non fare peggio. Siamo arrivati quinti a fronte di un’ottima gara dei Burnt Bros e di un harakiri (spiace molto per loro) dei Pure BBQ, squalificati su due categorie.
Complimentissimi ai BBQ+, veri mattatori, e al nostro grandissimo amico Peter di White Squirrel, RGC in una stagione fantastica per lui.
Detto questo, metterei sinceramente gli score da parte e parlerei del contest e di tutto ciò che gli è girato intorno.
Caput Mundi è un contest come in Europa NON ESISTONO.
Non esistono in Europa contest AL CENTRO di una capitale Europea. L’unico che ricordi è stato Bohemian BBQ a Praga, ma siamo oggettivamente abituati ad essere abbandonati nei più assurdi parcheggi di periferia, al massimo possiamo sognare qualche parco.
Qui eravamo all’Ex Mattatoio AL CENTRO DI ROMA, tra il Vaticano e Porta Portese, in uno dei quartieri che più trasudano romanità, il Testaccio.
Questa premessa mi è necessaria per dire che chi non è venuto, ha fatto un errore. Ma mica per l’organizzazione, o per noi, o per i Rep…
per sé stesso, perché si è perso l’occasione di godere per 3 giorni.
Roma è MAGICA. Come si dice nelle migliori occasioni “non so se ci vivrei”, ma un weekend lì, in amicizia, a sporcarci nel nostro passatempo, è una cosa che vale AMPIAMENTE la cifra spesa e lo sbattimento per arrivarci. Dio Santo siamo andati a Perugia, cosa volete che sia raggiungere Roma? Misteri per i quali mi piacerebbe avere confronto con i team che non hanno partecipato. Più che altro mi piacerebbe che qualcuno scrivesse a Marco Lattanzi, l’organizzatore, per trasmettergli il coraggio per rifarlo l’anno prossimo.
Marco è stato un organizzatore attento. Ogni team aveva il suo gazebo, aveva possibilità di parcheggiare dietro la tenda, aveva la possibilità di utilizzare una cella frigo, così come la comodità di bagni e punti lavaggio comodi.
Il resto lo ha fatto la scelta della location. Ci trovavamo all’interno del vecchio Mattatoio, un’opera imponente costruita a fine dell’800, quando Roma contava 400.000 abitanti, e rimasto operativo fino al 1975, quando gli abitanti erano circa 3.000.000. All’interno di questa struttura venivano macellati i bovini, pelati i suini, c’erano concerie, è stato un esempio di modernità ed efficienza per più di cento anni.
Oggi è un importante polo culturale, ospite di concerti ed altre attività artistiche, e si trova adiacente al Mercato del Testaccio, altra perla che avevamo a due passi e che ci ha fatto letteralmente esplodere le papille gustative.
A questo punto devo dirlo: per noi questo weekend la gara era in secondo piano.
Caput Mundi rappresentava l’ultimo contest della stagione per il nostro team, e coincideva peraltro con il compleanno del nostro Alessandro, “il romano” del team (si, ok, di residenza, non di provenienza… sennò si offende). Abbiamo pensato a lungo a come organizzare il viaggio, ma alla fine abbiamo deciso di “farci un regalo”. Io e il doc siamo arrivati giovedì sera, Valter venerdì. Avevamo bisogno di stare un po’ insieme, goderci una gara “come una volta”, far sì che il piacere di stare insieme a passare un bel weekend sovrastasse il contest e gli scores. Avevamo bisogno di divertirci e basta.
Il Doc arriva a Termini giovedì sera, io ed Ale andiamo a prenderlo e per partire con il piede giusto ci sediamo a mangiare pollo fritto da Legs, a Centocelle.
Ciao.
Pollo fritto in maniera eccellente, panatura croccante, saporita e asciutta. Una roba da leccarsi i baffi.
Tornati a casa decidiamo di fare “qualche partita alla play”.
Team anche nel virtuale, acceso Pes ci mettiamo a giocare tutti e tre dallo stesso lato, provando a portare il nostro Nottingham Forest in Premier League.
Alle 4.40 diciamo che probabilmente sarebbe meglio smettere alle 5.
Alle 5 ci rendiamo conto di essere a poche giornate dal mercato invernale, per cui sarebbe carino fare quelle poche partite che mancano.
Poi le stiamo vincendo tutte, vorremo mai andare a letto senza sfruttare fino in fondo il trend positivo?
Morale della favola… Tre over 40 si sono trasformati in quindicenni… siamo andati a dormire alle 6.30.
Venerdì, dopo una sveglia tormentata (alle 9.30, praticamente l’alba, è arrivato il corriere per consegnare brisket e ribs), ci siamo riuniti con Emmanuel e Giorgio, due amici storici di Ale, uno dei quale residente in UK e già conosciuto in occasione del Brew’n’Q.
Credo sia stato uno dei momenti più “Bros hog” che ricordi… Abbiamo iniziato a chiacchierare verso le 11 parlando di carni, frollature e grass fed. Da lì siamo passati alla Brexit per poi arrivare in Italia e sfogarci sulla politica nostrana.
Quando il discorso ha virato sulla cucina, ci siamo resi conto che erano le 14.30 ed avevamo fame.
Lasciata la macchina a Cinecittà, ci dirigiamo lesti da Bonci, al Pizzarium.
Assaggiamo sei tipi di pizza:
I classici tranci
Margherita
“carbonara” con zucca al posto dell’uovo
Zucca, broccoli e granella di nocciole
Patate gratinata
E due “baciate” (la pizza doppia di bonci in cui due impasti vengono sovrapposti a chiudere il topping, avevo provato a replicarla qui)
mortadella e primo sale
polpettone e broccoli ripassati.
Il primo boccone è da WOW! Estremamente croccanti (più di quanto avrei immaginato) e veramente saporite. La baciata mortadella/primo sale, e il trancio zucca/broccoli/granella di nocciole vanno sugli scudi, un po’ sottotono polpettone e broccoli, asciuttina e non saporitissima.
Da buoni italiani, a differenza dei giapponesi che di fianco a noi godevano senza pensare, ci scatta la domanda fatidica:
Ma quindi… Bonci o Bosco? (Devo ammetterlo, noi da Saporè ci abbiamo lasciato il cuore).
La risposta non è semplice.
Sono ottime entrambe, partiamo da questo presupposto. Quella di Bosco è una nuvola, tecnica, eleganza e gusto allo stato puro. Questa di Bonci (almeno nella versione assaggiata da noi), è saporita, caciarona, un po’ più pesante, più “fritta”. Se Bosco è il “Less”, Bonci è il “More”. Le pupille gustative ringraziano eh, bona è bona, ma il timore che si “ripresenti”, un po’ c’è. Con Bosco potremmo mangiare il ristorante intero e saremmo ancora leggeri. Ma questa è bbbona.. l’ho già detto?
Detto questo, non siamo critici, anzi.. parliamo di puri gusti personali in ambito di due eccellenze, gli abbiamo lasciato una sessantina di euro in tre, e li benediciamo. Soldi ben spesi.
Da lì, per fare un po’ pace con la nostra coscienza, decidiamo di non riprendere la metropolitana immediatamente, ma passeggiare un po’.
Musei vaticani, piazza del Popolo, via del Corso, Montecitorio, Altare della Patria, Fori Romani, Colosseo.
Facciamo una decina di km e ci godiamo la magnificenza dell’Impero condita da una giornata che definire splendida è riduttivo. Cielo azzurro impreziosito da un tramonto che letteralmente colora il Colosseo davanti ai nostri occhi.
Esistono contest al mondo in un posto più bello? No. E lo dico senza timore di essere smentito. Spiace per chi non c’era.
Riusciamo a ricongiungerci con Valter, nel frattempo giunto a Termini, e ci prepariamo per la cena.
Andrea aveva prenotato da Trecca – Cucina di Mercato, tra la Cristoforo Colombo e Garbatella.
I fratelli Manuel e Nicolò Trecastelli appartengono a quella nuova generazione di chef che stanno riscoprendo la tradizione ed i tagli minori come il quinto quarto.
Il loro hashtag #magnoforte la dice tutta.
Cucina romanesca riproposta con rispetto e cura, ma anche con un po’ di spensieratezza, in un ristorantino travestito da trattoria.
Che spettacolo!
Coratella coi carciofi
Animelle d’abbacchio fritte dorate
Regaje de pollo
Rigatoni alla carbonara
Rigatoni co la pajata
Polpette al sugo e pecorino
Coda alla vaccinara
Cicoria ripassata
Patate al forno
Panna cotta con caramello salato e nocciole tostate
Crostata con crema e pinoli (fatta al momento, vista coi nostri occhi mentre stendevano la sfoglia)
E il tiramisù, che abbiamo voluto agghindare con due candeline, per quel disgraziato che compiva gli anni.
Serata spendida!
Il giorno dopo, sabato, era finalmente il momento di avvicinarsi al campo gara. Arriviamo verso l’ora di pranzo, salutiamo i nostri vecchi amici, iniziamo a trimmare, poi ci dirigiamo verso quello spettacolo che è il Mercato del Testaccio per mangiare qualcosa. Andiamo all-in sul bistrot della “bottega di cibo di strada” Supplizio, nato da un’idea dello chef Arcangelo Dandini , del ristorante “L’Arcangelo”, una friggitoria gourmet dove esprime il suo amore per la Roma più autentica. Alle 14 passate, purtroppo, di supplì neanche l’ombra. Decidiamo di consegnare il nostro cuore a mozzarella in carrozza e fiori di zucca fritti, e la fiducia è ben riposta!
I ragazzi dello stand ci danno appuntamento per la sera, ed è così che dopo aver montato il gazebo e fatto tutto il dovuto per il contest, ci ritroviamo per l’ora di cena con i nostri sacchetti di supplì. Li prendiamo classico e cacio e pepe, ci aggiungiamo olive ascolane normali e al tartufo, e un po’ di baccalà fritto. Decidiamo di mangiare sul campo gara, godendoci un bel po’ di musica live per poi passare al dopo cena ad una buona birra in compagnia di Uncle Tony e Peter Flinn. Per dessert i nostri fantastici vicini di tenda Legio I ci omaggiano di un fantastico Stilton acquistato direttamente in UK da Leonardo accompagnato da marmellata di arance e degli ottimi semi di senape marinati da Cristina. Che bomba!
Peter è senza ombra di dubbio una delle più belle persone conosciute sui campi gara europei, ed il fatto che sia così “scontroso” a primo impatto ci fa sentire ancora più fieri di essere suoi amici. Siamo stati a ridere insieme qualche ora, ascoltandolo mentre ci raccontava alcune avventure della sua vita, poi a nanna per recuperare qualche forza in vista del giorno dopo. Non prima, però, di passare dal Maritozzaro, una istituzione!
Dal 1960 sforna maritozzi, leggerissimi e sofficissimi “panini dolci” ripieni di panna montata. Roba da diventare matti!
Al mattino dopo, il campo gara ci presenta un’alba che apre il cuore.
mentre io e il doc cerchiamo di portare avanti la cottura dei pezzi grossi, quel pazzo di Valter ad un certo punto si mette in pantaloncini corti e va a correre! Quando gli abbiamo detto che volevamo fare una maratona di cibo romano, lui si è fermato a “maratona”, ed è partito!
In mattinata ci raggiungono amici, mia sorella con i miei nipoti, e Federica, l’anima bella che ha deciso di migliorare la vita di Ale. Passiamo qualche bella ora in compagnia, quindi consegniamo abbastanza felici dei risultati.
In una gara “coerentemente avara di voti”, incassiamo su chicken e pork quello che ci aspettavamo, prendiamo una mazzata inaspettata sulle ribs che reputavamo fantastiche (arrivate solo quinte), e registriamo un vero e proprio knock-out sul brisket, che accuso particolarmente perché 1) è la mia categoria, 2) è l’ultima categoria, quella che poteva farci svoltare ed invece ci ha affossato (no call).
Ho pensato molto a cosa sia successo, non credo sia un problema di “essere capace”, considerando che solo due anni fa sono stato Campione d’Europa di categoria. Probabilmente, come dice il Doc, manca un po’ di amore, e questa cosa si riflette nella preparazione. In effetti non ho dubbi che se qualcun altro eseguisse la mia ricetta avrebbe risultati migliori dei miei ultimi. Se il barbecue fosse solo una questione tecnica, avremmo migliaia di squadre ex-aequo in ogni contest. La realtà è che dopo dieci gare, salvo non essere davvero inadatti, tutti sono in grado di cucinare tecnicamente bene. Quello che fa emergere, sopra l’ordinario, sono gusto, attenzione, palato, passione. Succede anche nel calcio, no? Ci sono campioni eterni, quelli che non sbagliano un colpo da inizio a fine carriera, che stanno sempre sul pezzo e non lasciano nulla, e poi ci sono quelli meno continui, tipo Schillaci… un mondiale da protagonista assoluto e poi difficoltà a rimanere al livello. Ecco, io credo di appartenere a questa categoria. Mi sento più o meno come uno di quei grandi cannoni che sono capaci di tirare colpi enormi, ma poi hanno bisogno di “raffreddarsi” prima del colpo successivo. Eseguire il compitino è una cosa che nella mia vita ho fatto sempre male.
Detto questo, andiamo avanti.
Devo applaudire ancora una volta Marco e l’organizzazione:
Uno degli sponsor dell’evento, il gruppo EKRO VanDrie Group, ha inviato tre vitelli che sono stati cotti sul gigantesco spiedo rotante Alpen Bull per 18 ore e venduti al pubblico. Parte del ricavato (al pranzo erano 1500€ ma ci hanno assicurato che la cifra sarebbe stata aggiornata dopo la cena di domenica) verrà devoluto da Ekro a Dynamo Camp, un camp di Terapia Ricreativa, appositamente strutturato per ospitare gratuitamente per periodi di vacanza e svago bambini e ragazzi malati, in terapia o nel periodo di post ospedalizzazione.
Quando la nostra passione riesce a dare un sorriso a chi ha meno possibilità, tutto il resto passa in secondo piano… abbiamo vinto tutti!
L’ultimo ringraziamento è per i nostri sponsor, persone vere che anche quest’anno hanno creduto in noi e ci hanno consentito di partecipare alle gare e fare divulgazione a modo nostro.
Verdearredo, rappresentante di Napoleon Grills Italia
Industra boschiva Torracchi, mamma di Eurofokus
Inoltre vogliamo ringraziare Federico Zambon, che per questa gara ha voluto sponsorizzarci con ribs e brisket. Federico, il prodotto era eccellente, avrebbe meritato un miglior risultato, grazie di cuore.
Insomma.. questo 2019, per il nostro team, si è concluso.
Ci leggerete ancora, speriamo di farvi venire l’acquolina in bocca con qualche ricetta, non smettete di seguirci.
Ad Maiora
#wearebroshog