È passato poco più di un anno dal nostro primo bootcamp.
Ci eravamo spinti lontano, immersi nel mondo magico di Campo Tures, casa dei MiG, per cercare lo spirito più adatto alla nostra prima edizione.
Ci sentivamo bravi, in grado di insegnare qualcosa, ma sentivamo anche la necessità di “dover ancora dimostrare di poter tenere una masterclass”.
Dopo quella edizione, preceduta di qualche giorno dal nostro primo RGC come Bros hog, sono arrivati due importantissimi GC consecutivi e l’ingresso nel Club 700+ di KCBS.
Sarà per i risultati ottenuti, sarà per la comodità della seconda location, nella facilmente raggiungibile Lombardia, ma il secondo Bootcamp è stato preso d’assalto.
Sold out in 4 minuti e necessità di replicare al giorno successivo.
Da quel giorno ci siamo presi una pausa.
Un po’ per dedicarci alla nostra stagione competitiva, un po’ perché volevamo vedere i frutti del nostro insegnamento.
Se da un lato siamo certi di essere ormai accreditati come team competitivo, sentivamo ora l’esigenza di dimostrare di poter trasmettere qualcosa.
Dal primo giorno ci siamo imposti di insegnare ciò che facciamo DAVVERO, sia per rispetto dei nostri corsisti, sia per rispetto della cifra che chiediamo per il bootcamp, sia per rispetto per la nostra integrità morale.
Se decidiamo di fare un corso competition, lo facciamo seriamente.
Nel 2018 i nostri corsisti hanno portato a casa:
in KCBS
1 titolo Grand Champion
2 titoli di Reserve Grand Champion
4 primi posti di categoria (uno con pin 180)
Svariate walk e calls
In WBQA
3 titoli Grand Champion (su 3 contest disputati).
Svariati premi di categoria.
Scherzando qualche amico (e competitor) ci ha detto “forse avete esagerato, forse avete detto troppo”.
Non nascondiamo di averlo pensato anche noi talvolta.
Poi però pensiamo che se in questo gioco ogni team non pensasse di andare in gara con la possibilità di vincere almeno una volta, il castello crollerebbe.
Noi team “anziani” (e chi più di noi, con ben oltre 30 contest alle spalle) abbiamo il DOVERE di aiutare gli altri a crescere.
Dopodichè, ci rimarrà il piacere e l’adrenalina di provare a dimostrare di essere ancora i più forti.
Non sempre ci riesce, magari ad un certo punto verremo messi da parte come forse è giusto che sia (d’altronde il ricambio generazionale è evidente in tutta Europa), ma far crescere team nuovi e agguerriti è l’unico contributo che possiamo dare per rendere inebriante il circuito competitivo che amiamo così tanto.
I nostri “ragazzi terribili” si sono lasciati spesso alle spalle team storici e blasonati (in più di una occasione anche noi stessi) e questa è una grande soddisfazione.
Un’altra grandissima soddisfazione è stata quella di ricevere, qualche tempo fa, la chiamata da parte di Mariusz e Levente, organizzatori del Tállya BBQ Contest, in Ungheria, per andare a tenere un Bootcamp a casa loro.
Io non so quanto sia possibile trasmettervi l’emozione che abbiamo provato, probabilmente non ci riuscirò mai, ma insomma, non siamo americani, nè ci hanno chiamato per insegnare la pizza.
Hanno voluto noi per tenere un corso sul barbecue competitivo in Ungheria.
In inglese (si, lo ammetto, per me è un aspetto tutt’altro che banale).
Non ce lo facciamo ripetere due volte.
Come sa chi ci conosce a fondo, negli anni abbiamo sempre scelto prima di tutto per prestigio.
A prescindere da qualsiasi considerazione economica, siamo sempre scappati da gente poco affidabile mentre ci siamo sentiti profondamente attratti dalle persone per bene, esattamente come i nostri ospiti ungheresi.
La nostra class si sarebbe tenuta durante un weekend completamente dedicato al barbecue competitivo.
Durante il primo giorno si sarebbe tenuto un corso di avvicinamento per neofiti, tenuto dai due migliori team ungheresi, ovvero il team KGB ed il team Nyarspolgar.
Il giorno dopo ci saremmo stati noi, in contemporanea con un corso CBJ e CTC tenuti dai Rep KCBS Haymo e Luca.
L’organizzazione dell’evento è stata impeccabile.
Al mattino dopo il check-in di rito abbiamo incontrato i nostri corsisti, e siamo rimasti stupiti, dal primo momento, dal loro livello di coinvolgimento ed interesse.
Tutto ciò mentre sia tra noi che tra loro ogni tanto capitava di scivolare sull’inglese e si ricorreva a traduzioni in italiano o ungherese, con il grandissimo supporto di Mariusz, nostro angelo custode per gran parte dell’evento.
Su richiesta degli organizzatori, ci siamo impegnati per cuocere il doppio quantitativo di carne.
La filosofia della richiesta era questa: “vogliamo provare ciò che siete normalmente in grado di mettere nel box con le carni che conoscete, ma anche vedere cosa riuscite a tirare fuori dalle carni che possiamo trovare sul posto”.
E’ stato più o meno in questo momento che abbiamo fatto la nostra conoscenza ravvicinata con il famoso maiale di razza Mangalica.
Per chi non lo conoscesse, il maiale Mangalica è caratterizzato da un lungo pelo e carni molto marezzate che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “Kobe dei suini”.
La sua carne, ricca di grassi insaturi, letteralmente si sciolgono in bocca e gli conferiscono una tenerezza sopra le righe.
Sicuramente in Ungheria hanno ancora della strada da fare per avvicinarsi ai “tagli competition”, ma l’interesse ci è sembrato molto elevato, tanto che una allevatrice presente all’evento ha voluto perfezionare l’argomento con noi per comprendere perfettamente i criteri per il sezionamento dei tagli da gara.
Oltre ad esserci cimentati con carni diverse, non ci siamo nemmeno risparmati sull’utilizzo dei dispositivi.
Giungendo sul posto in aereo, e fuori da qualsiasi canale di supporto da parte del nostro sponsor Napoleon, abbiamo tenuto la masterclass utilizzando quattro diversi dispositivi offerti dagli organizzatori, di cui uno mai usato in precedenza.
Mi riferisco ad un Kamado Big Green Egg, un Drum Smoker Gateway, un cabinet reverse flow Pit Box (mai usato prima) ed un bullet smoker analogo al Napoleon Apollo che utilizziamo abitualmente.
Che dire…
Avete presente quando, parlando di calcio, si dice che i “problemi di ambientamento” riguardano i calciatori scarsi, perché i fuoriclasse si capiscono al volo dal primo allenamento?
Beh, in questo caso il feeling è stato immediato.
Con tutti i dispositivi utilizzati abbiamo verificato semplicità di utilizzo, consumo sotto la media dei bullet smoker, comportamento “onesto” con salite e discese di temperatura coerenti con l’apertura delle valvole e la “classe del dispositivo”.
Abbiamo prodotto il nostro barbecue, e nonostante qualche difficoltà dovuta al rapporto carne/camera di cottura e le condizioni atmosferiche “brillanti” (passavamo in dieci minuti da sole africano a bombe d’acqua a vento che sollevava i gazebo) i box che siamo riusciti a mostrare sono stati aderenti ai nostri standard.
Tra i nostri corsisti c’erano membri di team ungheresi, diversi ristoratori e due giudici esperti.
Devo dire che il momento degli assaggi è stato interessante sia per noi che per loro.
Abbiamo viaggiato un po’ in questi anni, ma non ho timore nel dire che il popolo ungherese ha un senso del gusto, dell’equilibrio, davvero “sofisticato”.
Palati educati, attenzione ai dettagli, sono aspetti che abbiamo notato sia noi durante il bootcamp che i Rep durante i corsi CBJ e CTC.
L’Ungheria scriverà di sicuro pagine importanti del BBQ europeo e noi siamo felici di averne fatto parte.
Durante il viaggio di rientro, fantasticavamo su quanto sarebbe simpatico poter verificare quanti italiani (a parte noi e i Barktenders) siano stati a Tállya negli ultimi dieci anni.
Forse siamo i soli, e tutto sommato posso anche capirlo. È un paesino rurale nei pressi di una miniera in mezzo alle campagne ungheresi.
Però, (perché c’è un però), mi aspetto che il numero degli italiani presenti a Tállya aumenti.
In ottobre, quest’anno, ci sarà la seconda edizione del Tállya BBQ, un contest cui abbiamo partecipato con gioia l’anno scorso e che salvo complicazioni ci vedrà presenti anche quest’anno. Gli organizzatori possono aiutare un piccolo numero di team internazionali, per cui prima arriva meglio alloggia.
Questo è il link http://tallya-bbq.hu/eng/team-registration/, per qualsiasi informazione di carattere generale potete chiedere a noi o contattare direttamente Mariusz o Levente.
Di sicuro saranno felicissimi di avere qualche team italiano in più alla loro gara.
Grazie a Mariusz, Levente per l’opportunità, a Ivàn Nagy per il prezioso aiuto, a Jubatti per le ribs, a Grillgold per l’eccellente legno per affumicatura che abbiamo utilizzato con soddisfazione anche in questa occasione, ed infine come sempre ad OH MY RUB!, protagonista della class ed ora acquistabile anche in Ungheria!
Il primo bootcamp italiano all’estero è ormai agli annali, tra pochi giorni ci aspetta Prime Uve, ma i progetti per nuovi viaggi, nuovi bootcamp, per ampliare sempre di più i nostri orizzonti, sono sempre attuali.
Never settle
#wearebroshog